blockchain e dintorni (1)

publickey-chiavepubblica-indirizzo

tra i tanti pregi della rivoluzionaria tecnologia blockchain, una in particolare mi sembra sottaciuta o poco enfatizzata. il cosiddetto “timestamping” che consiste nel certificare in maniera insindacabile che un fatto (una transazione in blockchain) sia avvenuto in una data e ora certa: appunto la data e l’ora di inserimento della transazione in un blocco della blockchain.

parlo di blockchain e presumo quindi che chi legge ne abbia un idea abbastanza chiara; per i meno informati blockchain.info (non esiste un sito ufficiale).

finora per certificare un evento ad una certa data si utilizzavano le poste italiane: si autoinviava una raccomandata all’interno della quale , sigillati, c’erano i documenti di cui certificare la data di creazione tramite il timbro postale apposto anche a sigillo e integrità della busta. si usava, ad esempio per certificare la data di presentazione di una comunicazione fatta ad un ente o istituzione. all’epoca la certezza della data era quindi affidata ad un timbro postale che comunque era corruttibile per chi ne avesse la convenienza e la possibilità !

con l’uso della blockchain tutto ciò non è possibile o più precisamente non è “praticamente” possibile essendo il sistema stesso (penso alla blockchain di bitcoin, certamente la più sicura in assoluto) decentralizzato, incensurabile, permissionless e praticamente incorruttibile.

ogni transazione della blockchain è legata ad un indirizzo/chiavepubblica che tutti possono vedere; ad ogni indirizzo corrisponde quindi, in entrata o in uscita, un valore associato (nel nostro caso bitcoin).

per generare l’indirizzo da inserire nella blockchain ci sono diversi modi, tutti validi e riconosciuti dall’algoritmo di bitcoin: generazione di numeri casuali; un numero binario qualsiasi di 256 bit; un testo alfanumerico qualsiasi che attraverso una funzione crittografica (sha256) viene trasformata in un numero alfanumerico riconosciuto dall’algoritmo. e qui siamo alla caratteristica che più ci interessa: l’indirizzo/chiavepubblica può essere quindi un testo qualsiasi e di lunghezza variabile;

quindi con un importo minimo di 5-10 euro associato a tale indirizzo posso registrare nella blockchain una frase qualsiasi. praticamente inverto l’utilità della funzione e, dove l’indirizzo/chiavepubblica è funzionale al valore collegato, decido di utilizzare un valore minimo che però mi da la possibilità di “registrare” una frase.

la frase quindi può essere il testo di una canzone inedita; una poesia; un testamento; una vendita o possesso di un oggetto; la cessione a qualsiasi titolo; un risultato numerico; una previsione di qualsiasi tipo; un marchio; ecc.

si capisce quindi che tutti i protocolli di protezione della proprietà intellettuale e molto di più diventano superati da una semplice registrazione nella blockchain (ledger) che già c’è ed è inviolabile ed intellegibile da tutti senza bisogno di notai (wow!), avvocati e tribunali. quindi chiunque abbia in mente di registrare un testo originale può de facto certificarne l’origine, la data e la proprietà con veramente pochi spiccioli.

è questa certamente una grande rivoluzione !!

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